La rivolta della Vandea fu una delle più grandi sfide alla Rivoluzione francese. Si trattò di una serie di insurrezioni armate che scoppiarono nel 1793 nella regione della Vandea, situata nella Francia occidentale. I ribelli vandeani erano contadini e nobili fedeli al re e alla chiesa cattolica, che si opponevano alle riforme e alle misure oppressive del governo rivoluzionario. In particolare, erano contrari alla leva militare obbligatoria, alla confisca dei beni ecclesiastici, all’esecuzione di Luigi XVI e alla politica di de-cristianizzazione della Francia.
La rivolta vandeana ebbe inizio il 13 marzo 1793, quando una folla di contadini attaccò una città dove si stavano reclutando i soldati. Da lì, la ribellione si diffuse rapidamente in tutta la Vandea e in altri dipartimenti vicini, come il Maine e Loira, la Loira Atlantica e i Deux-Sèvres. I ribelli si organizzarono in un esercito cattolico e reale, guidato da capi carismatici come Jacques Cathelineau, François de Charette, Henri de La Rochejaquelein e Jean Nicolas Stofflet. Essi adottarono il simbolo del Sacro Cuore di Gesù e il grido di battaglia “Viva il re!”.
L’esercito cattolico e reale riuscì a infliggere alcune sconfitte alle truppe repubblicane, ma non fu in grado di conquistare le città strategiche come Nantes o Saumur. Il governo rivoluzionario reagì con ferocia alla rivolta vandeana, inviando migliaia di soldati e commissari per reprimere la ribellione con la forza. Tra i più noti e crudeli rappresentanti del potere centrale vi furono Jean-Baptiste Carrier, che ordinò le cosiddette “noyades” (annegamenti) di migliaia di prigionieri nel fiume Loira, e Louis Marie Turreau, che comandò le “colonne infernali” che devastarono la Vandea con massacri, incendi e saccheggi.
La rivolta della Vandea fu schiacciata entro la fine del 1793, anche se alcuni fococolai di resistenza continuarono fino al 1796. In quel periodo, era stato da poco istituito come nuova forma di governo il Direttorio, che cercò di porre fine alla rivolta con la forza militare. Tuttavia, questo portò a una guerra civile che finì completamente soltanto dopo lo scioglimento del Direttorio da parte di Napoleone Bonaparte.
Si stima che il conflitto abbia causato tra i 170.000 e i 200.000 morti tra i militari e i civili di entrambe le parti. La Vandea fu sottoposta a una vera e propria pulizia etnica da parte del governo rivoluzionario, che cercò di eliminare ogni traccia di identità e cultura vandeana. Alcuni storici hanno definito la repressione della rivolta vandeana come un genocidio.
La rivolta vandeana è stata oggetto di numerosi studi e dibattiti storiografici, nonché di opere letterarie e artistiche. Essa rappresenta un esempio emblematico del contrasto tra il centralismo rivoluzionario e le tradizioni locali, tra la ragione illuminista e la fede religiosa, tra la modernità e l’ancien régime.