Abissinia è il termine che si usa per indicare l’intera Etiopia o, in senso stretto, la sua parte settentrionale che si trova a Nord del fiume Auash e dello spartiacque tra l’Omo e l’Abbai.
Ha un’estensione di 250.000 km2 e comprende le regioni del Tigrè, dell’Amhara, del Goggiam e dello Scioa.
Il nome deriva dall’arabo al–Ḥabash o al-Ḥabashah, che indicava una popolazione del sud dell’Arabia che l’aveva colonizzata. Il nome latino era Aethiopia, derivato dal greco antico Αἰθιοπία, che significa “terra dei volti bruciati”, probabilmente per via del colore della pelle degli abitanti.
Storia dell’Abissinia
Abissinia è un termine storico che si riferisce a una regione dell’Africa orientale, corrispondente all’attuale Etiopia e ad alcune zone limitrofe, come l’Eritrea, il Sudan, il Sud Sudan, la Somalia e il Gibuti. Abissinia fu il centro di una delle più antiche civiltà africane, con una storia che risale almeno al primo millennio a.C., quando si formò il regno di D’mt.
La regione fu anche sede di diversi regni e imperi, tra cui l’impero axumita (I-IX secolo d.C.), che dominò gran parte dell’Africa orientale e meridionale e si convertì al cristianesimo nel IV secolo; l’impero zagwe (XIII-XIV secolo), che costruì le famose chiese rupestri di Lalibela; l’impero solomonico (XIII-XX secolo), che rivendicò, anche se non vero, la discendenza dal re biblico Salomone e dalla regina di Saba e che affrontò le invasioni degli egiziani, degli ottomani e degli italiani; e l’impero etiopico (XX secolo), che fu l’unico paese africano a mantenere la sua indipendenza durante la spartizione dell’Africa e che fu guidato da figure carismatiche come Menelik II, Hailé Selassié e Menghistu Hailé Mariam.
L’Abissinia fu anche protagonista di importanti eventi storici, come la diffusione del cristianesimo copto, una delle più antiche forme di cristianesimo, che si distingue per il suo calendario liturgico e la sua lingua liturgica (il ge’ez); la resistenza alla colonizzazione europea, che culminò nella vittoria etiope nella battaglia di Adua nel 1896, considerata una delle prime vittorie africane contro un esercito coloniale; la guerra d’Etiopia (1935-1941), in cui l’Italia fascista invase e occupò l’Etiopia per cinque anni, imponendo una brutale politica di repressione e violenza; e la guerra civile etiopica (1974-1991), in cui il regime comunista del Derg fu rovesciato da una coalizione di forze ribelli, tra cui il Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè (TPLF) e il Fronte Popolare di Liberazione dell’Eritrea (EPLF), che portarono alla secessione dell’Eritrea nel 1993.
Oggi, l’Abissinia è considerata una delle culle della cultura e dell’identità africana, con una ricca eredità di arte, letteratura, musica, architettura e tradizioni religiose. Tra le espressioni artistiche più note ci sono le icone copte, i manoscritti miniati, i canti liturgici (zema), i balli tradizionali (eskista), i generi musicali moderni (ethio-jazz, ethio-pop), le architetture monolitiche e le storie orali (fekkare).