Honoré-Gabriel Riqueti de Mirabeau è stato uno dei protagonisti della Rivoluzione francese, un nobile, scrittore, diplomatico e oratore che si schierò con il Terzo Stato e difese la monarchia costituzionale. La sua vita fu segnata da scandali, debiti, passioni e prigionie, ma anche da una grande capacità di persuasione e di mediazione tra le diverse fazioni politiche. Morì a Parigi nel 1791, a soli 42 anni, e fu il primo a essere sepolto nel Panthéon, anche se la sua salma fu poi riesumata e gettata in una fossa comune durante il Terrore.
Mirabeau nacque nel 1749 in Provenza, da una famiglia aristocratica e colta. Suo padre era un famoso economista, ma anche un uomo autoritario e dispotico che lo trattò sempre con severità e disprezzo. Mirabeau era infatti afflitto da una bruttezza fisica che lo rese oggetto di scherno fin dall’infanzia: aveva un piede storto, due grandi denti sporgenti e una testa enorme, causata da un’ipertrofia della ghiandola tiroidea. Inoltre, fu sfigurato dal vaiolo all’età di tre anni.
Mirabeau entrò nell’esercito nel 1767 e partecipò alla campagna di Corsica del 1769. Nel 1772 sposò Émilie de Marignane, una ricca ereditiera, ma il matrimonio fu infelice e si concluse con una separazione nel 1782. Mirabeau si dedicò alla vita dissoluta e al gioco d’azzardo, accumulando enormi debiti che lo costrinsero a fuggire dai creditori. Suo padre lo fece rinchiudere più volte in diverse fortezze, tra cui il castello di Vincennes, dove rimase dal 1777 al 1780. In prigione scrisse delle lettere appassionate alla sua amante Sophie de Monnier, con la quale era scappato in Olanda nel 1776, ma che fu poi arrestata e ricondotta in Francia. Queste lettere furono pubblicate postume con il titolo di Lettere a Sophie e sono considerate un capolavoro della letteratura sentimentale. Mirabeau scrisse anche un saggio contro l’arbitrarietà della giustizia del suo tempo, intitolato Sulle lettre de cachet e le prigioni di Stato.
Mirabeau si interessò anche di politica e di economia, scrivendo vari opuscoli e libelli in cui esprimeva le sue idee liberali e criticava gli abusi dell’assolutismo e degli ordini privilegiati. Tra il 1784 e il 1786 fu inviato in missione segreta in Prussia dal ministro Vergennes e inviò delle note originali e sconcertanti sulla corte di Berlino, che furono pubblicate anonimamente come Storia segreta della corte di Berlino.
Nel 1789 scoppiò la Rivoluzione francese e Mirabeau si candidò agli Stati generali come rappresentante del Terzo Stato, dopo essere stato rifiutato dalla nobiltà provenzale. Mirabeau si distinse subito come uno dei leader dell’Assemblea nazionale costituente, grazie alla sua eloquenza e al suo carisma. Sostenne la necessità di una riforma graduale e legale dello stato, basata sul principio della sovranità popolare e sul rispetto dei diritti dell’uomo. Si oppose alla divisione dell’Assemblea in due camere separate per il clero e la nobiltà e propose la creazione di un’unica Assemblea nazionale. Si batté per l’abolizione dei privilegi feudali, per la riforma fiscale, per la libertà di stampa e di culto, per la nazionalizzazione dei beni ecclesiastici. Allo stesso tempo, cercò di mantenere un rapporto di fiducia con il re Luigi XVI, del quale era diventato un consigliere segreto, pagato per difendere la monarchia costituzionale. Mirabeau riteneva infatti che il re fosse una garanzia di stabilità e di unità nazionale e che dovesse avere un ruolo attivo nella legislazione e nella politica estera. Mirabeau si oppose quindi ai tentativi di radicalizzazione della Rivoluzione, come la fuga del re a Varennes nel 1791, che provocò una crisi istituzionale e una crescente sfiducia verso la monarchia.
Mirabeau morì improvvisamente il 2 aprile 1791, forse per una malattia renale o per un avvelenamento. La sua morte fu un lutto nazionale e il suo funerale fu celebrato con grande solennità. Fu il primo a essere sepolto nel Panthéon, il tempio dedicato agli uomini illustri della nazione. Tuttavia, nel 1794, durante il Terrore, la sua salma fu riesumata e gettata in una fossa comune, perché considerata traditrice della Rivoluzione. La sua figura fu poi rivalutata dalla storiografia successiva, che lo riconobbe come uno dei maggiori protagonisti e pensatori della Rivoluzione francese.