Le fonti di energia non rinnovabili sono le risorse energetiche che a motivo delle loro caratteristiche e proprietà non si rigenerano e che sono, perciò, destinate ad esaurirsi. Con questo termine ci si riferisce al carbone, al petrolio, ai gas naturali e ai minerali di uranio.
Il carbone, il petrolio e i gas naturali vengono definiti combustibili fossili. Sono definiti in questo modo perché si ritiene che la loro origine risalga a trasformazioni di sostanze in diversi stati di decomposizione in un lungo periodo di tempo. Si chiamano combustibili perché bruciando producono energia termica, calore.
Il carbone è stato il primo combustibile ad essere impiegato perché è facilmente ricavabile nelle miniere. Venne impiegato per le prime macchine industriali, per i treni e per i battelli mentre oggi serve per alimentare le turbine delle centrali elettriche.
Il petrolio viene estratto allo stato greggio da giacimenti naturali e viene suddiviso in miscele di idrocarburi (composti formati da idrogeno e carbonio) con diversa densità e temperatura di ebollizione. Il petrolio viene introdotto in una colonna di impianto per la distillazione frazionata dove ci sono piatti in cui avvengono i processi di ebollizione e condensazione; man mano che si sale in altezza la temperatura scende. Tra i 290 – 500 °C viene prodotto l’olio lubrificante, tra i 210 – 290 °C il gasolio, tra i 170 – 210 °C il cherosene per gli aerei, tra i 70 – 170 °C viene prodotta la benzina.
Il gas naturale è una miscela di idrocarburi estratta da giacimenti sotterranei o marini e utilizzata per le centrali elettriche e gli impianti di riscaldamento. Tutti e tre le fonti di energia non rinnovabili vengono usate anche per produrre molti materiali sintetici e articoli sanitari e medici.
Anche l’uranio rientra tra le fonti non rinnovabili e viene estratto nelle miniere ma a differenza dei combustibili non viene bruciato ma viene usato per produrre energia controllata tramite la reazione di fissione nucleare.
Vedi anche: Le fonti di energia rinnovabili