Storia dello scontro tra i Comuni, l’impero e il papato.
Nel Medioevo, quando la situazione economica e demografica iniziarono a migliorare, in Europa nacque e si diffuse il Comune, una forma di autogoverno che alcune città adottarono per rendersi indipendenti. Questo, però, alimentò gli scontri tra i comuni e l’impero.
I Comuni non negavano la legittimità dell’imperatore, ma si comportavano come se non esistesse. All’inizio gli imperatori non si interessarono, perché erano lontani e impegnati a risolvere problemi politici più urgenti, come la lotta per le investiture con il Papato, conclusasi solo nel 1122, e la contesa alla corona di Germania tra la famiglia di Svevia e quella di Baviera.
I comuni contro Federico Barbarossa
Nel 1152 Federico I di Svevia, detto Barbarossa, viene incoronato re di Germania e in seguito, nel 1155, imperatore a Roma. Egli cercò di ristabilire la sua autorità in tutto l’impero.
Prima di tutto, chiese l’intervento di quattro dottori della legge che riconobbero la sua autorità; impose quindi ai Comuni di accogliere un suo funzionario, il podestà.
Non tutte le città accettarono. Milano fu tra le prime a rifiutarsi e l’imperatore reagì distruggendola nel 1162.
Cinque anni più tardi, molti comuni del Piemonte, della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia-Romagna formarono un’alleanza militare chiamata Lega Lombarda, con l’appoggio del papa Alessandro III, non contento dell’eccessivo potere che Federico I stava cercando di affermare. Nel 1176 l’esercito imperiale fu sconfitto nella battaglia di Legnano, vicino a Milano e in seguito si raggiunse la pace con un accordo: i comuni avrebbero mantenuto la loro autonomia impegnandosi a giurare fedeltà all’imperatore.
Federico Barbarossa rafforzò comunque la propria influenza in Italia, facendo sposare suo figlio Enrico VI con Costanza d’Altavilla, erede del Regno normanno, che comprendeva la Sicilia e l’Italia Meridionale. Dal loro matrimonio nacque Federico II.
Federico II contro i Comuni e la Chiesa
Federico II rimase orfano all’età di 4 anni e venne affidato a papa Innocenzo III. Approfittando della situazione favorevole, il papa sostenne di essere vicario, o sostituto, non solo dell’apostolo Pietro ma anche di Cristo: questo significava che la sua autorità era maggiore anche dei re e degli imperatori.
Temendo un accerchiamento dello Stato della Chiesa, Innocenzo III si fece promettere da Federico II che la Sicilia e la Germania non sarebbero mai state unite da un unico regno. Federico accettò e cedette a suo figlio Enrico il Regno di Germania.
Federico ebbe scontri con il papato dopo la morte di Innocenzo. Il re si fece incoronare ufficialmente imperatore da Onorio III, promettendogli che avrebbe guidato una crociata per liberare la Palestina.
In realtà, egli si impegno a rafforzare il regno di Sicilia e trasformando la sua corte a Palermo in un centro di cultura. Sette anni dopo la sua incoronazione, nel 1227, partì, ma rientrò quasi subito a causa di una epidemia. Come risultato, il nuovo papa Gregorio IX lo scomunicò.
Nel 1228, Federico II guidò comunque la sesta crociata ma fu criticato per aver stipulato accordi con l’Egitto. Infine, l’imperatore decise di estendere la sua autorità sull’Italia settentrionale, proprio quello che la Chiesa temeva.
Questo scatena l’indignazione di molti Comuni, che formano una nuova lega. In questo periodo, però, i Comuni si trovano anche in lotta tra loro: come risultato, altri si schierano con Federico II.
Federico ricevette altre due scomuniche e morì nel 1250, non riuscendo nel suo intento.
Guelfi e ghibellini
Durante lo scontro tra Federico II di Svevia e la Chiesa, si formano due schieramenti: i guelfi e i ghibellini. In origine, i due termini indicavano rispettivamente i sostenitori della casate tedesca di Baviera e quella di Svevia. In Italia assunsero un significato diverso.
I guelfi furono i Comuni fedeli al papa mentre i ghibellini furono i Comuni che si schierarono con l’imperatore.
All’interno di molti Comuni, inoltre, si formarono fazioni di guelfi e ghibellini, causando nelle città lotte feroci.
Dopo la morte di Federico II
Dopo la morte di Federico di Svevia, il papa offrì il Regno di Sicilia a Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia. Gli Angioini si proclamarono vassalli della Chiesa e giurarono fedeltà al papa.
Il loro modo di governare fu molto duro, tanto da scatenare a Palermo, nel 1282, la rivolta antifrancese nota come Vespri siciliani. Dalla Spagna vennero in aiuto della rivolta gli Aragonesi, imparentati con gli Svevi. Nacque un lungo conflitto che finì nel 1302 con la pace di Caltabellotta: gli Aragonesi si impadronirono della Sicilia (e nel 1323 della Sardegna), gli Angioini rimasero a Napoli e nell’Italia meridionale.