I fenici sono stati un antico popolo semitico che ebbe una grande importanza nella storia del Mediterraneo. Vissero nell’area che oggi comprende il Libano, la parte sud della Siria e il nord della Palestina. Qualche secolo dopo la caduta della civiltà cretese, si sviluppò quella fenicia, un nuovo impero marittimo.
Nel 1400 Creta era stata conquistata dai Greci e perso il suo dominio marittimo. I fenici vivevano nella loro regione già dal 2000 a.C. e svilupparono città molto famose in tutte le zone confinanti, dal Medio Oriente alla Mesopotamia: Tiro, Sidone e Biblo. I Fenici furono in grado di raggiungere le varie zone del Mediterraneo grazie ai cedri del Libano, dove fu ricavato ottimo legname per costruire le imbarcazioni. Le loro prime esperienze sono state lungo il fiume Eufrate per raggiungere le città mesopotamiche. Questo li permise di diventare abili navigatori e a rendere le navi più robuste e adatte per navigare nel Mediterraneo.
La fortuna dei fenici è dovuta anche alla porpora, un famoso colorante che loro sapevano produrre molto bene. La porpora veniva estratta da un mollusco, il murex brandaris. I molluschi sgusciati venivano messi a macerare in grandi vasche con acqua salta dove venivano immersi anche i tessuti in lana oppure la lana grezza. Quando la lana aveva assorbito il coloro rosso dell’inchiostro prodotto dalle ghiandole di questi molluschi veniva fatta asciugare al sole. I fenici erano in grado di variare il colore dal rosa al rosso intenso e al viola a seconda della concentrazione della tintura e delle diverse lavorazioni. Nacque una moda ricercatissima e costosa che durò per millenni: la porpora venne usata dai generali e dai senatori romani e nel Medioevo la porpora divenne l’ornamento degli ecclesiastici.
Inizialmente, i fenici erano considerati e temuti come pirati. A quei tempi era considerato lecito catturare e spogliare di tutti i suoi beni uno straniero incontrato da qualche parte e indifeso. Tuttavia, con il tempo, le rotte dei fenici divennero abituali e preferirono stringere alleanze con i popoli vicini per favorire il loro commercio. Il popolo fenicio stabilì delle colonie in tutti i luoghi dove andavano, piccoli centri usati come approdo sicuro per le navi e lo scarico delle merci; solo in alcuni casi occupavano grandi aree di territorio per fondarvi delle città come Cartagine che usarono come base per colonizzare le aree dell’Africa, della Spagna, della Sicilia e della Sardegna.
Man mano che si espandevano, i fenici vollero andare sempre più lontano. Dalla Spagna, presero l’Atlantico e raggiunsero le coste britanniche mentre alcuni marinai fenici al servizio dell’Egitto girarono tutta l’Africa e tornarono dopo due anni. Loro commerciavano diversi tipi di tessuti e coloranti ma anche rame, stagno, pelli, avorio, legname pregiato, oggetti di lusso fatti in metallo, vetro e pietre preziose. All’epoca anche il commercio degli schiavi era consentito.
L’organizzazione dei fenici rimase la stessa del passato in quanto non formarono mai uno stato unitario ma ogni città era indipendente dalle altre con il proprio sovrano. Questa fu una debolezza di questo popolo in quanto vennero dominati dagli egizi, dagli assiri, dai persiani e dai greci.
Cultura e religione
Ogni città fenicia aveva le proprie divinità. A Tiro si adorava Melqart mentre erano molto diffuse le divinità chiamate Baal, termine generico per dio, e Adon, termine generico per signore. Poiché vivevano a stretto contatto con gli ebrei, le loro divinità vengono menzionati anche nella Bibbia ebraica, come anche le loro imprese marittime.
I fenici furono i primi ad inventare l’alfabeto fonetico, cioè un insieme di caratteri che indicava un suono e dalla cui combinazione si potevano scrivere parole e frasi. Prima di allora, venivano usate le scritture cuneiformi o geroglifiche, composte da centinaia di segni, mentre quella fenicia era composta da 22 caratteri che sono la base delle scritture successive. Venne adottata dai Greci che scrivendo da sinistra a destra, come facciamo noi, capovolsero le lettere; da questo alfabeto deriva quello latino e poi quello italiano.
Alcuni temi religiosi sono stati riformulati dai vari popoli e giunti fino a noi. E’ il caso del racconto egiziano di Osiridie e Iside a cui assomiglia quello fenicio di Adone. Secondo questo mito il giovane sposò la dea Astarte ma venne ucciso da un cinghiale; le lacrime della dea lo fecero risorgere ma per poco tempo. A Biblo veniva tenuta una festa in suo onore ogni anno, si faceva lutto il giorno della sua morte e si dice che il giorno dopo sarebbe risuscitato e asceso al cielo. In quel periodo il fiume della città diventava rosso anche se in realtà era dovuto alla polvere rossastra della zona più lontana che finiva in acqua a causa del vento.
I fenici produsse una vasta letteratura che trattavano di storia, miti, resoconti di viaggi in terre lontane, argomenti scientifici, tecnici e sapienziali. Tuttavia nessuna delle loro opere è rimasta fino ad oggi e per diversi motivi: innanzitutto non avevano una tradizione di copiatura dei testi per preservarli, i testi venivano scritti in materiale deperibile e molti testi vennero perduti durante le varie guerre nel corso del tempo.
Nei secoli nacquero diverse leggende, positive e negative, intorno alla civiltà fenicia. Una in particolare riguarda ciò che viene riportato nella Bibbia e nei testi greci di Filone secondo cui veniva praticato il sacrificio di bambini. Dato che non abbiamo testimonianze dirette e che le accuse sono mosse da persone che li odiavano, il dubbio che non sia vero è lecito. A Cartagine furono trovati dei luoghi contenenti urne con resti di bambini e animali: anche se alcuni lo interpretano come la prova di questi sacrifici altri ritengono possano semplicemente essere modi per dare una sepoltura speciale ai bambini morti per cause naturali.
Altre leggende sono chiaramente false. Una di queste, diffusa da Plinio che è vissuto nel I secolo d.C. dice che loro inventarono il vetro ma la storia mostra che il vetro veniva già utilizzato in Mesopotamia millenni prima. Un altra falsità è il disegno diffuso nel 1874 di un’iscrizione fenicia che diceva che alcuni di loro erano approdati in America. Non è mai pervenuto l’originale, i segni usati sono contraddittori, la lingua non richiama davvero il fenicio e i dettagli storici, linguistici e paleografici del testo riflettono la conoscenza che si aveva all’epoca di questo popolo.