Chi era Leon Battista Alberti? Questa è una domanda che non ha una risposta semplice, perché Alberti è stato un uomo dalle mille sfaccettature, un genio poliedrico che spaziò tra le più diverse discipline: architettura, letteratura, matematica, umanesimo, crittografia, linguistica, filosofia, musicologia e archeologia. Fu una delle figure artistiche più rappresentative del Rinascimento italiano, capace di sintetizzare nella sua opera i caratteri tipici dell’umanesimo: la curiosità per il vasto spettacolo del mondo, l’amore per gli antichi, in modo particolare per i Romani, la passione per le arti come suprema manifestazione della creatività umana e come ricerca dell’armonia, l’ideale dell’uomo virtuoso, che cerca di forgiare il proprio destino.
Nato a Genova nel 1404 da una ricca famiglia di mercanti e banchieri fiorentini banditi dalla città toscana per motivi politici, Alberti studiò a Venezia e Padova, dove fu allievo di Gasparino Barzizza, e si laureò in diritto canonico a Bologna nel 1428. Entrò al servizio della curia romana sotto il pontificato di Eugenio IV e seguì il papa nelle varie tappe del suo avventuroso pontificato. Ebbe numerosi incarichi e benefici ecclesiastici e la sua situazione migliorò sotto Niccolò V e Pio II, fino al 1464, quando Paolo II soppresse il collegio degli abbreviatori.
Alberti fu anche un prolifico scrittore, sia in latino che in volgare. Tra le sue opere letterarie si ricordano: Philodoxeos (1424), una commedia moraleggiante latina; Intercoenales (1430 circa), una raccolta di novelle satiriche; De commodis litterarum atque incommodis (1428-1430), un dialogo sull’utilità e i pericoli degli studi letterari; Della famiglia (1433-1441), un trattato dialogico in volgare sull’educazione dei figli, la vita coniugale e domestica, l’amicizia e la virtù; De pictura (1435-1436), il primo trattato teorico sull’arte della pittura in epoca moderna; De re aedificatoria (1443-1452), il primo trattato sistematico sull’architettura dal tempo di Vitruvio; Momus (1443 circa), un dialogo politico-morale sulla figura del principe; Della tranquillità dell’animo (1442), un dialogo filosofico sull’equilibrio interiore; De Iciarchia (1468), un trattato sull’organizzazione della casa come regno autonomo e libero.
Come architetto, Alberti fu uno dei fondatori dell’architettura rinascimentale, insieme a Brunelleschi. A differenza di quest’ultimo, però, Alberti non si limitò a imitare l’antico, ma lo reinterpretò in modo originale e innovativo, cercando di ricavarne le regole teoriche e pratiche che guidassero il lavoro degli artisti. Si ispirò allo studio dei monumenti antichi di Roma, che misurò e descrisse con metodo scientifico. Tra le sue opere architettoniche si distinguono: il Palazzo Rucellai e la facciata di Santa Maria Novella a Firenze; il Tempio Malatestiano a Rimini; la chiesa di San Sebastiano e quella di Sant’Andrea a Mantova.
Alberti fu anche un appassionato di matematica, crittografia, linguistica, filosofia e musicologia. Scrisse trattati su questi argomenti, come il De statua (1460 circa), sulle proporzioni del corpo umano; il Ludi matematici (1460 circa), una raccolta di problemi geometrici; il De componendis cifris (1467), sulle tecniche di cifratura dei messaggi; la Grammatica della lingua toscana (1437-1441), una grammatica del volgare fiorentino; il De musica (1450 circa), un’opera sulla teoria musicale.
Alberti morì a Roma nel 1472, lasciando un’eredità culturale immensa e un modello di uomo universale che influenzò le generazioni successive di artisti e intellettuali.
L’umanesimo di Leon Battista Alberti
Leon Battista Alberti è stato uno dei più grandi umanisti del Rinascimento, non solo per la sua vasta erudizione in diverse discipline, ma anche per la sua difesa e promozione della lingua italiana come mezzo di espressione artistica e culturale. In questo articolo, vogliamo ripercorrere la sua vita e le sue opere, evidenziando il suo contributo all’umanesimo volgare in Italia.
Alberti nacque a Genova nel 1404, figlio naturale di Lorenzo Alberti, un ricco mercante e banchiere fiorentino esiliato dalla sua città per motivi politici, e di Bianca Fieschi, appartenente a una nobile famiglia genovese. Fin da giovane mostrò una spiccata curiosità intellettuale e una notevole capacità di apprendimento. Studiò a Venezia, Padova e Bologna, dove si laureò in diritto canonico nel 1428. In seguito si trasferì a Roma, dove entrò al servizio della Curia pontificia come abbreviatore apostolico, una carica che gli consentiva di dedicarsi anche agli studi umanistici.
A Roma entrò in contatto con i maggiori umanisti dell’epoca, come Lorenzo Valla, Poggio Bracciolini e Flavio Biondo, e approfondì la sua conoscenza dell’antichità classica, visitando i monumenti e le rovine della città. Fu qui che scrisse le sue prime opere letterarie in latino, tra cui il De commodis litterarum atque incommodis (1432), un dialogo sul valore e i pericoli degli studi letterari, il Deifira (1435), un poema mitologico dedicato al cardinale Albergati, e il Philodoxeos (1436), una satira contro l’ignoranza e la presunzione dei falsi dotti.
Nel 1434 poté finalmente tornare a Firenze, grazie alla restaurazione della Repubblica fiorentina e alla revoca dell’esilio degli Alberti. A Firenze conobbe i maggiori artisti e intellettuali del tempo, come Brunelleschi, Donatello, Masaccio e Cosimo de’ Medici. Fu qui che scrisse il suo celebre trattato De pictura (1435), dedicato a Brunelleschi e tradotto in volgare nel 1436 con il titolo Della pittura. In quest’opera Alberti fornì la prima definizione della prospettiva scientifica, basata sul concetto di piramide visiva, e illustrò le regole dell’arte della pittura, ispirandosi ai modelli dell’antichità e della natura.
Fu anche a Firenze che Alberti promosse il primo Certame Coronario nel 1441, una gara poetica in volgare che aveva lo scopo di rivalutare la lingua italiana come degna di competere con il latino. Alberti stesso partecipò al concorso con una canzone in lode della Vergine Maria, ma non vinse il premio. Tuttavia, il suo impegno per la dignità del volgare non si fermò qui: egli scrisse infatti diverse opere in italiano, tra cui i quattro libri Della famiglia (1435-1444), un dialogo sulla vita domestica e civile; il Momus (1443-1450), un romanzo allegorico sulla corte papale; l’Ecatonfilea (1441-1466), una raccolta di cento novelle d’amore; il De iciarchia (1443-1472), un trattato sull’arte del governo; e il De re aedificatoria (1452), il primo trattato moderno di architettura.
L’architettura fu infatti l’altra grande passione di Alberti, che lo portò a progettare edifici per i più importanti committenti dell’epoca, come i Gonzaga a Mantova, i Malatesta a Rimini, i Rucellai a Firenze. Alberti fu uno dei fondatori dell’architettura rinascimentale, insieme a Brunelleschi. Il suo stile si caratterizzò per la rielaborazione moderna dell’antico, basata sulle proporzioni, l’armonia, la simmetria e l’ordine. Tra le sue opere più famose, ricordiamo il Palazzo Rucellai e la facciata di Santa Maria Novella a Firenze, il Tempio Malatestiano a Rimini, la chiesa di San Sebastiano e quella di Sant’Andrea a Mantova.
Alberti morì a Roma nel 1472, lasciando un’eredità culturale immensa. Egli fu un uomo universale, capace di spaziare tra le più diverse discipline con competenza e originalità. Fu un umanista che seppe valorizzare la lingua italiana come strumento di comunicazione e di creazione artistica. Fu un artista che seppe interpretare lo spirito del Rinascimento, fondendo l’antico e il moderno in una sintesi armoniosa.