Ludovico Ariosto

Ludovico Ariosto è stato uno dei più grandi poeti italiani del Rinascimento, famoso soprattutto per il suo capolavoro, l’Orlando Furioso, un poema cavalleresco in ottave che narra le avventure di vari eroi cristiani e pagani, tra cui il paladino Orlando, innamorato della principessa Angelica. In questo articolo, cercheremo di tracciare un breve profilo biografico e letterario di questo autore, che ha saputo coniugare la fantasia e l’ironia con la cultura umanistica e la lingua toscana.

La vita

Ludovico Ariosto nacque a Reggio Emilia il 8 settembre 1474, da Niccolò Ariosto, un militare al servizio degli Estensi, e Daria Malaguzzi Valeri. La sua infanzia e la sua giovinezza furono segnate dai frequenti spostamenti della famiglia tra Reggio Emilia, Rovigo e Ferrara, dove il padre ricopriva vari incarichi politici e amministrativi. Ludovico studiò prima giurisprudenza, poi lettere classiche e moderne, appassionandosi alla poesia di Petrarca e al teatro di Plauto e Terenzio. Nel 1497, alla morte del padre, dovette assumersi la responsabilità della famiglia e cercare una fonte di reddito. Entrò così al servizio del cardinale Ippolito d’Este, fratello del duca Ercole I, per il quale svolse diverse mansioni diplomatiche e burocratiche, tra cui alcune missioni a Roma presso la corte papale.

Nonostante gli impegni professionali, Ariosto non trascurò la sua vocazione letteraria. Scrisse alcune opere teatrali in volgare, tra cui le commedie Cassaria (1508), I suppositi (1509), Il negromante (1520) e La Lena (1528), che rielaboravano i modelli della commedia latina in chiave moderna e realistica. Scrisse anche alcune liriche in latino e in volgare, tra cui le celebri satire, in cui esprimeva il suo punto di vista critico e ironico su vari aspetti della vita sociale e culturale del suo tempo. Ma il suo progetto più ambizioso era quello di comporre un poema epico-cavalleresco che riprendesse e ampliasse il tema dell’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo, rimasto incompiuto alla morte dell’autore nel 1494.

Ariosto lavorò a questo poema per circa venticinque anni, pubblicandone tre edizioni diverse: la prima nel 1516, in quaranta canti; la seconda nel 1521, in quarantuno canti; la terza nel 1532, in quarantasei canti. L’Orlando Furioso è un’opera complessa e articolata, che intreccia numerose storie di amore e di guerra tra cristiani e saraceni, ambientate in vari luoghi del mondo reale e fantastico. Il filo conduttore è la follia di Orlando, che perde il senno per amore di Angelica e abbandona il suo dovere di difendere l’impero di Carlo Magno dall’invasione dei Mori. Intorno a questa vicenda principale si sviluppano altre avventure di personaggi come Ruggiero e Bradamante, Astolfo e Atlante, Ariodante e Ginevra, Medoro e Angelica. Il poema si caratterizza per la varietà dei toni e degli stili, che spaziano dal tragico al comico, dal patetico al burlesco, dal fantastico al realistico. Ariosto dimostra una grande padronanza della lingua poetica, basata sul modello toscano ma arricchita da elementi dialettali ed eruditi. La sua ottava rima è fluida ed elegante, capace di adattarsi ai diversi registri espressivi.

Ludovico Ariosto morì a Ferrara il 6 luglio 1533, dopo aver ricevuto una falsa notizia della sua incoronazione poetica a Mantova. Fu sepolto nella chiesa di San Benedetto, dove ancora oggi si trova il suo monumento funebre. La sua fama di poeta fu enorme e duratura, tanto che il suo Orlando Furioso fu considerato il modello della poesia epica italiana ed europea, influenzando autori come Torquato Tasso, William Shakespeare, Miguel de Cervantes e John Milton.

Le altre opere di Ludovico Ariosto

Ludovico Ariosto è famoso soprattutto per il suo capolavoro, l’Orlando Furioso, un poema epico-cavalleresco che narra le avventure di vari eroi, tra cui il paladino Orlando, innamorato della bella principessa Angelica. Ma oltre a questo poema, Ariosto ha scritto anche altre opere di diverso genere e stile, che meritano di essere conosciute e apprezzate.

Le liriche sono poesie in versi che esprimono i sentimenti e i pensieri del poeta, spesso legati all’amore, alla natura, alla vita di corte. Ariosto scrisse liriche sia in latino che in volgare. Le liriche in latino sono chiamate Carmina e sono 67 componimenti scritti tra il 1494 e il 1503. In queste poesie Ariosto imita i poeti latini dell’età imperiale, come Virgilio, Orazio e Properzio, e celebra la sua formazione classica, la sua famiglia, le sue amicizie e le sue passioni amorose. Le liriche in volgare sono invece raccolte sotto il titolo di Rime e sono dedicate alla moglie Alessandra Benucci, sposata nel 1527. In queste poesie Ariosto segue lo stile petrarchista, cioè ispirato a Francesco Petrarca, il grande poeta del Trecento che cantò l’amore per Laura. Ariosto esprime il suo sentimento per Alessandra con toni delicati e sinceri, alternando gioia e malinconia.

Le commedie sono opere teatrali in prosa o in versi che hanno lo scopo di divertire il pubblico con situazioni buffe e personaggi comici. Ariosto scrisse cinque commedie tra il 1508 e il 1528, ispirandosi alle commedie latine di Plauto e Terenzio e alle novelle italiane di Boccaccio. Le sue commedie sono: La Cassaria, I Suppositi, Il Negromante, La Lena e Gli Studenti. In queste opere Ariosto rappresenta la società del suo tempo con ironia e realismo, mettendo in scena le vicende amorose di giovani innamorati che devono superare gli ostacoli dei genitori o dei rivali, aiutati da servi furbi o da personaggi stravaganti. Le commedie di Ariosto ebbero molto successo e influenzarono altri autori teatrali italiani, come Niccolò Machiavelli e Pietro Aretino.

Le satire sono opere in versi che hanno lo scopo di criticare i vizi e i difetti della società o di singole persone con tono sarcastico o polemico. Ariosto scrisse sette satire tra il 1517 e il 1525, sotto forma di lettere indirizzate ad amici o parenti. In queste opere Ariosto racconta la sua vita personale e professionale, esponendo le sue opinioni su vari argomenti, come la corte, il matrimonio, la letteratura, la religione. Le satire di Ariosto sono interessanti perché mostrano il suo carattere sincero e schietto, la sua voglia di libertà e indipendenza, la sua capacità di osservare la realtà con spirito critico e umoristico.