Luigi Pulci (Firenze, 1432 – Padova, 1484) è stato uno dei più originali e importanti poeti volgari del Quattrocento, noto soprattutto per il suo poema cavalleresco-parodico Morgante, in cui narra le avventure di un gigante convertito al cristianesimo e al servizio di Orlando. La sua vita fu segnata da difficoltà economiche, missioni diplomatiche e rapporti conflittuali con la cerchia umanistica dei Medici, che lo accusarono di empietà e irreligiosità per le sue idee anticonformiste e critiche verso la dottrina cristiana.
Luigi Pulci nacque il 15 agosto 1432 a Firenze, da una famiglia nobile decaduta a causa di debiti e dissesti finanziari. Dovette lavorare come scrivano e contabile, finché nel 1461 fu introdotto nella corte dei Medici e iniziò la sua formazione umanistica, godendo del favore prima di Cosimo il Vecchio e poi di Lucrezia Tornabuoni, madre di Lorenzo. Fu proprio su richiesta di quest’ultima che Pulci iniziò a comporre il Morgante, poema in ottave suddiviso in cantari, che recupera la materia del ciclo carolingio con uno spirito giocoso e bizzarro. Il poema uscì nel 1478 in 23 cantari e nel 1483, nell’edizione definitiva, in 28 cantari.
Nel Morgante, Pulci mescola elementi fantastici e realistici, comici e tragici, popolari e colti, creando una varietà di toni e registri che riflettono la sua personalità ironica e scanzonata. Il protagonista è un gigante che Orlando converte alla fede cristiana e che lo segue nelle sue imprese contro i Saraceni. Il gigante è caratterizzato da una forza smisurata, ma anche da una ingenuità e una bontà che lo rendono simpatico e umano. Le sue avventure sono ricche di episodi mirabolanti, come l’incontro con un drago, una balena, un eremita mago, ma anche di momenti di riflessione sul senso della vita, della guerra, della religione.
Il poema è anche una satira della società e della cultura del tempo, in cui Pulci si scaglia contro i vizi dei potenti, la corruzione della Chiesa, le ipocrisie dei filosofi. Il poeta non esita a mettere in discussione alcuni dogmi cristiani, come l’immortalità dell’anima, la provvidenza divina, il libero arbitrio. Queste posizioni gli valsero l’accusa di empietà e irreligiosità da parte dei suoi contemporanei, in particolare dei platonici dell’Accademia fiorentina (Ficino, Pico, Landino), che lo consideravano un pericoloso eretico.
A causa di questi contrasti e delle difficoltà economiche che colpirono i suoi fratelli Luca e Bernardo intorno al 1470, Pulci si allontanò da Firenze e da Lorenzo de’ Medici (con il quale rimase comunque legato da amicizia e riconoscenza) per entrare al servizio del condottiero Roberto di Sanseverino. Lo seguì in vari viaggi (Milano, Pisa, Venezia) e gli fu fedele fino alla morte. Ammalatosi durante un viaggio, morì a Padova nel 1484 e fu sepolto fuori dal muro che circondava il sagrato della chiesa di San Tommaso Apostolo, senza alcuna sacra cerimonia come uomo “di poca o niuna religione”.
Luigi Pulci fu un poeta tra i più originali e significativi del Quattrocento, capace di creare un’opera che unisce il gusto per il fantastico e il comico con una profonda riflessione sul mondo e sull’uomo. Il suo Morgante è un capolavoro di ironia e di eresia, che anticipa alcuni temi e motivi della letteratura moderna.