Pietro Aretino è stato uno dei più celebri e controversi scrittori italiani del Cinquecento, noto per la sua satira mordace, la sua licenziosità e il suo spirito indipendente. Nato ad Arezzo nel 1492 da una cortigiana e un calzolaio, si trasferì a Roma nel 1517, dove entrò al servizio di Agostino Chigi e poi del cardinale Giulio de’ Medici, futuro papa Clemente VII. A Roma si fece conoscere per le sue pasquinate, epigrammi satirici contro il papa e i potenti, che gli procurarono fama e nemici. Fu costretto a lasciare la città più volte, ma tornò sempre grazie alla protezione dei suoi mecenati.
Tra le sue opere più famose ci sono i Sonetti lussuriosi, sedici poesie che accompagnavano altrettante incisioni di Marcantonio Raimondi, ispirate ai dipinti di Giulio Romano. Queste opere furono condannate dalla Chiesa e dalla censura, ma ebbero grande successo tra il pubblico. L’Aretino scrisse anche commedie, come La cortigiana, una parodia della Mandragola di Machiavelli, ambientata in una Roma corrotta e dissoluta, e tragedie, come Orazia, ispirata alla storia romana. Inoltre, compose opere di contenuto religioso, come le Lettere della Vergine Maria e i Dialoghi spirituali, in cui mostrava una fede sincera ma anche una critica alla Chiesa.
L’Aretino fu un autore prolifico e versatile, che seppe usare diversi generi letterari e registri linguistici. Fu anche un abile cortigiano e un influente opinionista, che si guadagnò il soprannome di “flagello dei principi” per la sua capacità di elogiare o denigrare i potenti a seconda del suo interesse. Si dice che inventò il concetto di “lettera di raccomandazione”, con cui chiedeva favori o ricatti ai suoi corrispondenti. Fu anche un grande amico di artisti come Tiziano, Sansovino e Michelangelo, che lo ritrassero in diversi modi.
Le Lettere
Le Lettere di Aretino sono una raccolta di sei libri di epistole pubblicate tra il 1537 e il 1557 e contengono oltre 700 missive indirizzate a personaggi illustri dell’epoca, come papi, imperatori, re, duchi, cardinali, poeti e artisti. Le Lettere sono un documento storico e letterario di grande valore, in quanto testimoniano la vita, la cultura, la politica e le passioni del Cinquecento. Le Lettere sono anche un esempio di prosa elegante, vivace e ironica, in cui Aretino dimostra la sua abilità retorica, la sua arguzia e la sua libertà di pensiero. Le Lettere sono state definite “il primo giornale d’Italia”, perché diffondevano notizie, opinioni e scandali in tutta Europa. Le Lettere sono infine un’opera provocatoria e polemica, in cui Aretino non risparmia critiche e satire a nessuno, nemmeno ai potenti che corteggiava o ai suoi stessi amici e protettori.
I temi principali che affronta nelle sue epistole sono la religione, l’arte, l’amore, la guerra, la morale e la letteratura. Alcune lettere famose o significative, sono quella in cui loda il Tiziano per i suoi ritratti, quella in cui invita il re di Francia a liberare l’Italia dagli spagnoli o quella in cui schernisce il papa Paolo III per la sua vecchiaia e la sua avidità. Lo stile delle sue lettere è caratterizzato da un linguaggio ricco, variato e colorito, da una struttura flessibile e dialogica e da una mescolanza di toni diversi, tra serio e faceto, tra lode e vituperio, tra umiltà e arroganza.
L’Aretino morì a Venezia nel 1556, dove si era stabilito dal 1527. Secondo la leggenda, morì dal troppo ridere dopo aver ascoltato una barzelletta. La sua tomba si trova nella chiesa di San Luca. La sua figura ha ispirato numerosi studi e opere letterarie e cinematografiche. È considerato uno dei precursori della letteratura moderna e uno dei primi intellettuali indipendenti della storia.