Agli inizi della letteratura italiana, quella dello scrittore non era considerata una vera e propria professione. Le persone che leggevano erano pochissime, gli scrittori erano principalmente quelli del clero e non esistevano le librerie né case editrici. Come fecero, quindi, a mantenersi coloro che iniziarono a dedicarsi alla scrittura nel Medioevo?
Per capirlo, vedremo diversi tipi di scrittori, ciascuno legato a una fase storica diversa: i chierici, lo scrittore laico di corte, l’intellettuale comunale e infine colui che si dedica alla letteratura a tempo pieno.
Agli inizi del Medioevo
Il latino è stata fino a quel momento una lingua parlata da secoli. Diversi testi di lingue più antiche erano stati tradotti in latino per essere capiti dalle persone. Con il tempo, però, anche questa lingua cambiò e si trasformò in numerosissime lingue locali.
Per più di mezzo secolo, solo i membri del clero si dedicavano alla scrittura e i loro argomenti erano dedicati ad argomenti religiosi; questi insegnavano alle scuole monastiche e vescovili, con lo scopo di formare altri membri del clero.
Anche quando i laici iniziarono a scrivere, i chierici continuarono a produrre testi teologici e filosofici in latino.
I primi tre secoli dell’anno Mille
All’inizio gli scritti in lingua volgare servirono per motivi economici e legali ma non passò molto tempo che furono usati anche per motivi poetici.
I temi trattati riguardavano qualità considerate importanti come il coraggio, l’amore, la lealtà. Gli scrittori erano già nobili e funzionari che vivevano a corte che si servivano della letteratura per conferire prestigio a sé e al proprio signore.
Nel Duecento e nel primo Trecento in Toscana, in Emilia e in particolare a Firenze si sviluppano le scuole laiche e le università; questo affinché si avessero persone competenti che favorissero lo sviluppo delle città, per darle un’identità culturale e politica.
Gli scrittori, o intellettuali, comunali erano principalmente giudici e notai seguiti da medici, docenti universitari e mercanti. I loro temi variano dall’amore alla politica, storie e cronache delle proprie città e insegnamenti di tipo religioso, morale e pratico.
Infine, nasce il letterato di professione, quello vero e proprio, distaccato dai problemi della vita pratica e dedicato solo a questo scopo. Egli si mantiene:
- Mettendosi al servizio di un signore in cambio di protezione e ospitalità
- Abbracciando la carriera ecclesiastica
