La rivoluzione francese, avvenuta tra il 1789 e il 1799, fu lo sconvolgimento politico, sociale e culturale che avvenne in Francia per sradicare le disuguaglianze che c’erano all’epoca.
Dopo la guerra dei Sette anni, l’imperatrice Maria Teresa diede sua figlia Maria Antonietta in sposa a Luigi XVI per rafforzare il legame tra Francia e Austria. Durante il loro regno, i francesi stavano già attraversando un brutto periodo.
Nel 1788-89, l’anno prima che iniziasse la rivoluzione si arrivò ad un punto critico per le classi più povere: il raccolto non era andato bene e questo portò ad un grande aumento dei prezzi, disoccupazione e una crisi negli altri settori lavorativi.
Già negli anni precedenti, Luigi XVI aveva cercato di risolvere i problemi finanziari e infine decise di sottoporre il problema agli Stati generali, un’assemblea formata dai rappresentanti della nobiltà, del clero e del Terzo Stato, quest’ultimo formato dal resto della popolazione e chiamato così perché considerato il meno importante dei tre gruppi.
Gli Stati generali si riunirono il 5 maggio 1789 ma c’era ancora divisione al suo interno. Il Terzo Stato volle attribuirsi il ruolo di rappresentante legittimo di tutta la nazione e inoltre voleva che da ora in poi diventassero un’ Assemblea nazionale, che avessero tutti gli stessi diritti e che avessero deciso in autonomia le riforme senza l’appoggio del re.
Il re di Francia dovette accettare queste decisioni ma la paura che Luigi XVI avesse sciolto l’Assemblea con la forza, i cittadini chiedevano di avere le armi e venne istituita la Guardia nazionale, a difesa della rivoluzione francese appena sorta. Questo portò all’invasione della Bastiglia, all’assalto di abbazie e castelli che vennero incendiati e la distruzione delle siepi che servivano a recintare le terre che una volta appartenevano alla comunità.
Tutto questo, però, portò a un fenomeno definito “Grande Paura” e che si diffuse in tutta la nazione dal 20 luglio al 6 agosto 1789. La paura che i briganti approfittassero della situazione portò a sospettare di chiunque camminasse nelle campagne anche delle Guardie nazionali. Quando questa paura terminò, i nobili e i rivoluzionari si accusarono a vicenda di averla voluta scatenare.
Dopo l’assalto alla Bastiglia, Luigi XVI annunciò l’allontanamento delle truppe e cercò di riconciliarsi con il popolo. L’Assemblea nazionale si riunì nelle settimane successive (agosto 1790) per redigere una Dichiarazione dei diritti, per abolire le disuguaglianze e per fermare le rivolte popolari.
Per risolvere i problemi finanziari si decise di confiscare e mettere in vendita le proprietà ecclesiastiche e di sciogliere gli ordini monastici, tranne quelli che si occupavano di assistenza e insegnamento..
Ma i decreti di agosto non erano piaciuti al re francese rinnovando la paura dell’Assemblea nazionale che pretese il suo trasferimento da Versailles, simbolo dell’assolutismo del re, alla residenza delle Tuileries, ponendolo sotto il controllo dell’autorità rivoluzionaria. Nel giugno del 1791, Luigi XVI e la famiglia reale cercarono di fuggire segretamente dalle Tuileries con l’intenzione di chiedere ai sovrani stranieri di intervenire con la forza contro la rivoluzione francese. Furono scoperti e l’Assemblea diffuse la falsa notizia di un rapimento e il 3 settembre 1791 fece approvare una Costituzione che dava al re il potere esecutivo, sperando così di dare stabilità alla nazione. Così il re giurò fedeltà alla Costituzione e l’Assemblea si sciolse.
Ma la rivoluzione francese non finì affatto. L’Assemblea legislativa della nuova Costituzione temeva che il re avrebbe cercato di riaffermare la monarchia assoluta e che l’imperatore Leopoldo II, fratello di Maria Antonietta, sarebbe intervenuto in suo soccorso. Decise così di dichiarare la guerra all’Austria per primi, per non essere imperati, definendola una nuova crociata per la libertà.
La guerra si rivelò una sconfitta ma, invece di risultare positivo per i reali di Francia, questo portò ancora più odio alla monarchia e agli aristocratici, accusati di essere i responsabili del fallimento della guerra. Quando la famiglia reale sembrò nuovamente minacciata, la Prussia attaccò Parigi scatenando nuove rivolte.
Il 21 settembre 1942 nacque una nuova Costituzione, votata da una nuova assemblea chiamata Convenzione nazionale. In questa Costituzione c’erano due schieramenti politici contrapposti: i girondini, che sostenevano il libero commercio dei grani, argomento molto acceso nel Settecento, e i montagnardi, chiamati così perché sedevano sui seggi più in alto. In mezzo stavano quelli della “palude”, i quali in un periodo erano a favore del primo gruppo, in altri momenti sostenevano il secondo gruppo. Il 22 settembre fu proclamata la repubblica.
Per un brevissimo periodo ci fu relativa calma. I rivoluzionari riuscirono anche ad allontanare l’esercito della Prussia a Valmy il 20 settembre e a Jemappes il 6 novembre. Il 21 gennaio del 1793, Luigi XVI venne decapitato.
Ma i problemi sociali, le disuguaglianze e i problemi economici c’erano ancora e questo portò i contadini a ribellarsi alla rivoluzione e la situazione favorì i montagnardi. Dato che gli eserciti delle potenze straniere continuavano la loro invasione e spesso avevano la meglio, Robespierre, leader del nuovo movimento, riuscì rafforzò l’idea che bisognava uccidere tutti coloro che erano contro la rivoluzione. Nacque un nuovo clima di intolleranza definita Grande Terrore, stavolta politica, di cui fu vittima anche Maria Antonietta che venne ghigliottinata il 16 ottobre 1793. Volendo sradicare tutto ciò che era legato alle origini della monarchia assoluta, i rivoluzionari abolirono il culto cattolico e le sue feste e cercarono di creare una nuova cultura basata sull’agricoltura.
Il 22 settembre 1792, anno in cui nacque la nuova Costituzione, venne datato come anno I. Venne stabilito il nuovo calendario dove i nomi dei mesi erano basati sul clima o su qualche caratteristica agricola. Non esistevano più le settimane ma ogni mese era diviso da tre gruppi di 10 giorni, i cui nomi derivarono dai numeri ordinali (Primidì, Duodì, Tridì, ecc.) e 5 giorni all’anno erano dedicati alle feste patriottiche. L’anno iniziava a ottobre.
Nell’estate del 1794, i francesi stavano riuscendo a respingere i nemici e quest’altro momento di relativa tranquillità fece sorgere gli oppositori di Robespierre i quali temevano che il Terrore avrebbe prima o poi interessato anche loro. Riuscirono così a votare un decreto d’accusa contro di lui e dei leader che lo sostenevano e a ghigliottinarli senza processo.
Sorse un nuovo movimento, chiamato moscardino, che mostrò fin da subito astio nei confronti della politica del Terrore e lo manifestò anche con la violenza. Nella primavera del 1795, nonostante le riforme più moderate della Convenzione, la crisi economica peggiorò e provocò nuove rivolte popolari. Il 22 agosto fu approvata la Costituzione dell’anno III, venne delegato il potere esecutivo, che apparteneva prima al re, a un collegio di cinque direttori e la Convenzione si sciolse.
Come finì la rivoluzione francese? Negli anni seguenti il governo del Direttorio dovette i fare i conti con chi voleva fare rinascere le idee rivoluzionarie e con chi sosteneva la monarchia. Il Direttorio voleva anche estendere le sue idee oltre il suo paese e iniziò una spedizione in Italia approfittando del malcontento diffuso nella penisola e sulla debolezza del governo.
Napoleone Bonaparte, generale che si era distinto nella campagna in Lombardia contro l’Austria, riuscì ad abolire il Direttorio e a farsi attribuire pieni poteri con la Costituzione dell’anno VIII nel 1799. Con lui finì la rivoluzione francese.