Ruzante: vita e opere

Angelo Beolco, meglio conosciuto come Ruzante, è stato uno dei più originali e innovativi drammaturghi italiani del Cinquecento. Nato a Padova o forse a Pernumia intorno al 1496, figlio naturale di un medico universitario, Ruzante si dedicò alla scrittura e alla recitazione teatrale, collaborando con il ricco e colto mecenate Alvise Cornaro. Le sue opere, ambientate nel mondo rurale del contado padovano, sono scritte in un dialetto locale chiamato pavano, che mescola elementi veneti, lombardi e toscani. Ruzante usò questa lingua per esprimere la vitalità, la saggezza e la comicità dei suoi personaggi, spesso contadini poveri e disprezzati dalla società cittadina, ma capaci di difendere la loro dignità e la loro libertà. Il teatro di Ruzante è una satira sociale e politica che denuncia le ingiustizie e le ipocrisie del suo tempo, ma anche una celebrazione della natura e della vita.

Biografia

Dopo la morte del padre, si occupò dell’amministrazione dei beni della famiglia e di quelli del suo protettore Alvise Cornaro, un ricco proprietario terriero e letterato, presso la cui corte scoprì la sua vocazione teatrale.

Ruzante fu il nome del personaggio che egli stesso interpretava nelle sue commedie, un contadino rozzo e astuto che parlava un dialetto veneto misto a latino e italiano. Le sue opere, tra le quali spiccano La Pastoral, La Moscheta, Bilora e L’Anconitana, sono caratterizzate da una forte satira sociale e politica, da un realismo vivace e da una comicità spesso grottesca. Ruzante fu apprezzato dal pubblico e dalla critica, oltre che a Padova, anche a Venezia, dove ebbe l’amicizia di Pietro Aretino. Morì a Padova nel 1542, forse a causa dei suoi “disordini” e delle sue “dissipatezze”, come scrisse il Cornaro in una lettera a Sperone Speroni.

Ruzante è stato riscoperto nel Novecento da importanti studiosi e artisti, che ne hanno valorizzato la modernità e l’originalità. La sua lingua, il suo umorismo, la sua capacità di rappresentare la realtà del suo tempo con acutezza e ironia lo rendono uno dei maggiori autori della letteratura italiana.

Le opere

Tra le opere più note di Ruzante ci sono le due orazioni, pronunciate davanti ai cardinali Marco e Francesco Cornaro nel 1528 e nel 1530, in cui il drammaturgo si presenta come un ambasciatore dei contadini e chiede loro aiuto per alleviare le loro sofferenze. Altre opere famose sono le commedie La pastoral (1529), La moscheta (1532), La Betìa (1533), La vaccaria (1534) e I dialoghi (1541-1542). In queste opere Ruzante mette in scena situazioni comiche e grottesche, spesso legate ai temi dell’amore, del sesso, del matrimonio, della guerra e della fame. I suoi personaggi sono vivaci e realistici, dotati di un linguaggio ricco di espressioni colorite, proverbi, giochi di parole e doppi sensi. Il teatro di Ruzante è stato apprezzato da molti intellettuali del suo tempo, tra cui Pietro Aretino, Ludovico Ariosto e Sperone Speroni, ma anche da molti spettatori popolari che si riconoscevano nella sua rappresentazione del mondo contadino.

  1. La Pastoral: In questa opera, Ruzante mette in scena la vita pastorale dei contadini. Il protagonista è un pastore che racconta le sue esperienze e riflette sulle difficoltà e le gioie della sua esistenza rurale. La commedia esplora temi come la semplicità della vita contadina, l’amore per la natura e la fatica del lavoro nei campi.
  2. La Moscheta: Quest’opera ruota attorno alle vicende di Moscheta, una giovane contadina estremamente ingenua e ingenuamente irriverente. Moscheta vive in un mondo popolato da personaggi comici, e la sua semplicità la porta spesso a cadere vittima di burle e scherzi. La commedia offre uno sguardo umoristico sulle dinamiche sociali dell’epoca e mette in luce l’ingenuità e l’intuizione dei contadini.
  3. La Betìa: La protagonista de La Betìa è una contadina alcolizzata di nome Betìa. L’opera si concentra sulla sua dipendenza dall’alcol e sulle disavventure causate dalla sua condizione. Ruzante usa l’umorismo per affrontare una tematica seria come l’abuso di alcol e pone l’attenzione sulla condizione delle classi più umili della società.
  4. La Vaccaria: Questa commedia è incentrata sulla vita degli allevatori di bestiame. La storia ruota attorno a personaggi che vivono e lavorano nelle fattorie e affrontano le sfide quotidiane legate all’allevamento di animali. Ruzante ritrae con vividezza il mondo rurale e rende onore alle tradizioni e alla cultura delle persone comuni.
  5. I Dialoghi: In questa raccolta di dialoghi, Ruzante utilizza il dialetto veneto per dare voce a vari personaggi provenienti da diverse fasce sociali. I dialoghi spaziano tra temi quotidiani, discussioni filosofiche, racconti comici e riflessioni sulla società. Questa collezione offre uno sguardo panoramico sulla vita e i costumi dell’epoca e dimostra la grande abilità di Ruzante nel catturare la ricchezza del linguaggio popolare.

In diverse opere si può notare come i personaggi principali cercano di migliorare la propria vita o di chi sta intorno. Le sue opere sono note anche per il loro realismo e per come mostrano la vita dei contadini e dei poveri. Si distinguono anche per l’uso del dialetto veneto, che conferisce autenticità ai suoi personaggi e alle loro storie. Le commedie trattano temi universali come l’amore, l’amicizia, il lavoro e le difficoltà della vita quotidiana, mentre mettono in risalto la dignità e l’umanità delle classi meno abbienti della società rinascimentale. La capacità di Ruzante di creare personaggi vividi e situazioni comiche ha reso le sue opere amate e ancora rappresentate nei teatri di tutto il mondo.

Ruzante morì a Padova il 17 marzo 1542, nella casa del suo amico Alvise Cornaro. La sua opera ha avuto una grande influenza sulla letteratura teatrale italiana ed europea, soprattutto per il suo uso innovativo della lingua dialettale e per la sua capacità di creare personaggi memorabili e universali. Ruzante è considerato uno dei precursori della commedia dell’arte e uno dei maggiori autori comici della storia della letteratura.