Iconoclastia. Termine che deriva dal greco eikonoklastis, formato da due parole eikóno (icona, immagine) e klàstis (da klào, rompere). Significa “distruggere le immagini”.
1. L’iconoclastia fu molto diffusa nei secoli VIII e IX dell’impero bizantino e indicava la dottrina e l’opera di coloro che erano contrari all’uso di immagini e icone nel culto.
Il primo imperatore a sostenere l’iconoclastia fu Leone III Isaurico nel 729, che lo fece sia per rispondere alle accuse ormai diffuse dei musulmani di idolatria nei loro confronti, sia per il fervore con cui venivano considerate le immagini per il culto e l’influenza che la Chiesa greca stava avendo sulle masse. Infatti spesso i soldati, che spesso proclamavano il nuovo imperatore quando il precedente non piaceva, divennero iconoclasti.
Il patriarca di Costantinopoli, Germano, si oppose e fu perciò rimosso. Anche i vescovi di Roma Gregorio II e III si opposero.
Il figlio di Leone III, Costantino V, all’inizio non fu intransigente come il padre. Ma quando gli iconoduli (quelli favorevoli al culto delle immagini) cercarono di rovesciarlo, egli divenne ancora più duro nei loro confronti. Leone IV assieme alla moglie Irene, furono invece più tolleranti. Irene, addirittura convocò nel 787 un concilio definendo il culto delle immagini parte della dottrina ortodossa.
Nell’813, Leone V l’Armeno, essendo stato proclamato imperatore dopo un’insurrezione militare sostenuta da iconoclasti, riprese la distruzione delle immagini.
L’imperatrice Teodora II, madre di Michele III, nell’843 ristabilì la dottrina della Chiesa ortodossa e da allora l’iconoclastia finì nell’impero d’Oriente.
2. La Riforma protestante porterà pure la distruzione delle immagini in alcune zone dell’Occidente che da cattolici si convertirono al protestantesimo, considerandone il loro culto un atteggiamento non cristiano.