La rendita è il compenso che spetta a chi mette a disposizione un suo bene a disponibilità limitata, ossia non riproducibile e non trasferibile, senza tenere conto degli investimenti fatti. Può essere un terreno ma anche un’altra risorsa naturale come miniere, cascate e giacimenti di petrolio.
Spesso, per capire l’argomento, in economia si fa l’esempio di un terreno. Esso non si può riprodurre, come un oggetto, né trasferire e può servire per costruire un fabbricato o una piantagione; questi ultimi vengono considerati miglioramenti e dal costo di queste opere deriva un interesse. La terra nuda, in sé stessa, ha il suo valore che viene chiamato anche rendita fondiaria.
Il fondo e i suoi miglioramenti diventano poi una cosa sola e vengono chiamati capitale fondiario. Dato che nel processo produttivo interviene tutto il capitale, il compenso totale viene chiamato beneficio fondiario, indicato con il simbolo Bf.
La rendita fondiaria viene, quindi definita come il compenso che deriva dall’uso della terra naturale senza tenere conto delle costruzione o miglioramenti fatti su di esso e si ricava dalla differenza tra il beneficio fondiario e l’interesse sui capitali investiti:
Rf = Bf – I.
Se la differenza tra i due compensi è positiva, la rendita sarà positiva altrimenti si dice negativa.
La rendita fondiaria può essere positiva a motivo della fertilità del terreno, dalla sua posizione e dalla quantità limitata. Può essere, invece, negativa quando i prezzi dei prodotti si abbassano o aumentano i costi della produzione.
Le teorie sulla rendita in economia di Ricardo, di Carey e di Thünnen
Soprattutto verso la fine del Settecento, gli economisti hanno studiato ed elaborato teorie sulla rendita fondiaria. L’inglese David Ricardo (1772-1823) era giunto alla conclusione che all’inizio l’uomo aveva iniziato a coltivare le terre più fertili, perché il ricavo sarebbe stato maggiore del costo e avrebbe quindi avuto una rendita. Successivamente, quando la popolazione era cresciuta di numero e il prezzo dei prodotti aumentò, convenne mettere a coltura anche le terre meno fertile, come quelle che appartenevano alla comunità e che vennero recintate e prese dai più ricchi, fenomeno che era iniziato con il regno di Elisabetta I.
L’americano Henry Charles Carey (1793 – 1879) la pensava diversamente e sosteneva che l’uomo ha coltivato prima i terreni più facili da raggiungere e più vicini alla costa e poi quelli più difficili da raggiungere a motivo della distanza. E alcune terre più lontane si sono dimostra più redditizie di quelle più vicine a motivo del progresso scientifico e tecnologico.
La differenza tra le teorie di Ricardo e di Carey sta proprio nel diverso contesto storico e geografico in cui vissero. Infatti, quando gli inglesi fondarono le prime colonie in America non potevano spingersi troppo lontano ma vivevano vicino alle coste; per questo motivo dovettero coltivare le terre a loro vicine. I loro bisogni furono diversi da quelli di coloro che avevano vissuto in Europa, i quali avevano tutto il territorio disponibile, e anche le soluzioni si sono dimostrate diverse.
Un’altra teoria è quella dell’economista tedesco Johann Heinrich von Thünnen (1783 – 1850). Basandosi sul fatto che spostarsi in terre più lontane comporta anche le spese per il trasporto, sostenne che le terre più vicine che hanno lo stesso grado di fertilità danno una rendita maggiore.
Prova a rispondere a queste domande:
- Che cos’è la rendita e come si ricava?
- Cosa sono il capitale fondiario e il beneficio fondiario?
- Perché può essere positiva o negativa?
- Perché le teorie di Ricardo e di Carey furono diverse?